
Dopo la maturità classica, si laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università della Calabria con una tesi dal titolo: "Siamo tutti fotografi? Instagram e la mobile photograph
Nel 2019 consegue la Laurea Magistrale in Comunicazione e Tecnologie dell'Informazione con una tesi di laurea dal titolo: "La maschera del desiderio: la fotografia di moda". In questa occasione, Ciardullo entra in contatto con Giovanni Gastel, uno dei più grandi fotografi di moda italiani.
Partecipa a numerosi concorsi fotografici ricevendo premi e riconoscimenti anche a livello internazionale, pubblicando su riviste del settore ed esponendo in Italia e all'estero.
La ricerca di Ciardullo è volta a condensare il massimo della sua espressione prediligendo la spontaneità e la naturalezza.
Una visione fotografica che mette insieme ricordi, sogni e realtà.
Attualmente fornisce consulenze ad aziende in veste di comunicatore digitale e collabora con diverse realtà che operano nel settore enogastronomico come sommelier e brand manager. Per Rubbettino è autore di Sila. Il piacere della lentezza (2022).

I fantastici scatti di Francesco Ciardullo raccolti in un libro
Francesco Ciardullo ti sorprenderà. E anche molto. Nelle foto di lui preferisce spontaneità e naturalezza. La sua è una fotografia immediata, semplice, emozionante. Stupisce per i colori, per il calore, per la profondità.
Lo era e basta pubblicato per Rubbettino, il libro che raccoglie i fantastici scatti di Francesco: "La Sila. Il piacere della lentezza". Francesco ha cercato e trovato alcuni scenari, dove la natura insieme all'opera dell'uomo mostrano una sublime convivenza. «Questi luoghi seguono una linea ben precisa che è quella di speranza, di rinascita, di cambiamento sinonimo di evoluzione. Un racconto di più giorni nelle terre silane, a caccia di ciò che il tempo non mi aveva mai offerto prima».
Nelle foto dei paesaggi dell'orgogliosa Sila, Francesco non toglie né aggiunge nulla. La montagna appare così com'è. E l'azzurro del cielo si riflette naturalmente nel verde incontaminato dei prati dell'altopiano. Non troverai mai una posa scontata nei suoi scatti, niente di costruito o già visto. Più che un fotografo, Ciardullo è un documentarista, un pittore della natura, un regista delle scene più hot.
E poi è interprete della bellezza del paesaggio, che cattura con una semplicità disarmante. I suoi occhi vedono la bellezza nella natura, ma prima che accada, prima che si manifesti agli occhi di tutti. Lo vede un attimo prima, lo coglie al volo, lo immortala e lo rende perenne.
Ogni foto è uno studio, una ricerca lento e approfondito. Ogni foto è un dipinto, uno spettacolo di colori, una vera illusione. In un istante, Francesco fissa un attimo in un tempo infinito. Così la fotografia sembra non esistere più, perché è così vera, così viva, così reale. Più che una foto, sono i suoi occhi che raccontano, quello trasmettono emozioni, che restituiscono la purezza.

Questo è il giovane calabrese Francesco Ciardullo, nato a Cosenza il 26 aprile 1993. Laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università della Calabria con una tesi dal titolo: "Siamo tutti fotografi? Instagram e la fotografia mobile". Nel 2019 consegue la laurea magistrale in Comunicazione e tecnologie dell'informazione con una tesi dal titolo: "La maschera del desiderio: la fotografia di moda".
Scrive il professor Alessandro Canadè nella prefazione al libro raccogliendo le sue foto più belle: «Quelli di Ciardullo sono paesaggi da guardare. Paesaggi cinematografici che ricordano gli spazi sconfinati della frontiera americana, che il cinema e la fotografia americani tante volte ci hanno restituito. La stessa composizione dell'immagine si muove in questa direzione: Ciardullo predilige infatti una composizione classica, in cui il quadro è equamente suddiviso tra cielo e terra, oppure, nelle immagini che richiamano più direttamente la tradizione cinematografica classica americana, è il "Big Sky" per dominare».
Scrive Ciardullo: «La fotografia può avere su di noi l'effetto di un profumo, un gusto particolare perché è esperienza e memoria si intrecciano tra loro. Proprio come quando assaggiamo un vino e sentiamo dentro un profumo che ci riporta alla mente qualcosa che solo noi possiamo percepire, legato per esempio a un ricordo della nostra adolescenza. Pensa che nessun posto avrà mai l'odore di casa. Ed è anche molto difficile se non impossibile descriverlo a chiunque altro. Non a caso il verbo "ricordare" deriva dal latino recordari, che contiene la parola cor, cioè cuore fin dai Romani erano convinti che la memoria risiedesse nel cuore».
Per poi concludere: «La Sila non è più solo la Sila quando riesce a sintonizzarsi con le intermittenze del nostro cuore, unire i nostri ricordi del passato con il presente e diventare memoria per il futuro. Per me una foto non è solo una stampa, ma anche una finestra da cui affacciarsi, per vedere, sì, un po' del mio mondo, ma soprattutto del proprio».


Sila. Il piacere della lentezza: in un libro raccolti i fantastici scatti di Francesco Ciardullo
Nel lavoro edito da Rubbettino, il giovane fotografo calabrese ha cercato e trovato scenari bellissimi, dove la natura insieme al lavoro dell'uomo mostrano una sublime convivenza
di Franco Laratta
Francesco Ciardullo vi sorprenderà. E anche tanto. Nelle sue foto predilige la spontaneità e la naturalezza. La sua è una fotografia immediata, semplice, che emoziona. Stupisce per i colori, per il calore, per la profondità.
È appena stato pubblicato per Rubbettino, il libro che raccoglie i fantastici scatti di Francesco: "La Sila. Il piacere della lentezza". Francesco ha cercato e trovato degli scenari, dove la natura insieme al lavoro dell'uomo mostrano una sublime convivenza. «Questi luoghi seguono una linea ben specifica che è quella della speranza, della rinascita, del mutamento sinonimo di evoluzione. Un racconto di diverse giornate nelle terre silane, a caccia di ciò che il tempo non mi aveva mai offerto prima».
Nelle foto dei panorami della superba Sila, Francesco non toglie e non aggiunge nulla. La montagna appare così com'è. E l'azzurro del cielo si riflette naturalmente nel verde incontaminato dei prati dell'Altopiano. Non troverete mai una posa scontata nei suoi scatti, niente di costruito o già visto. Più che un fotografo, Ciardullo è un documentarista, un pittore della natura, un regista delle scene più calde.
E poi è un interprete della bellezza del paesaggio, che cattura con una semplicità disarmante. I suoi occhi vedono il bello nel naturale, ma prima che esso accada, prima che si manifesti negli occhi di tutti. Lui lo vede un istante prima, lo cattura al volo, lo immortala e lo rende perenne.
Ogni foto è uno studio, una ricerca lenta e approfondita. Ogni foto è un dipinto, uno spettacolo di colori, un'illusione reale. In un istante, Francesco fissa un attimo in un tempo infinito. Così la fotografia sembra non esistere più, perché è così vera, così viva, così reale. Più che una foto, sono i suoi occhi che raccontano, che trasmettono emozioni, che restituiscono purezza.
Questo è il giovane calabrese Francesco Ciardullo, nato a Cosenza il 26 aprile 1993. Una laurea in Scienze della comunicazione all'Università della Calabria con una tesi dal titolo: "Siamo tutti fotografi? Instagram e la mobile photography". Nel 2019 consegue la laurea magistrale in Comunicazione e tecnologie dell'informazione con una tesi di laurea dal titolo: "La maschera del desiderio: la fotografia di moda".
Scrive il professore Alessandro Canadè nella prefazione al libro raccolta delle sue più belle foto: «Sono paesaggi da guardare quelli di Ciardullo. Paesaggi cinematografici che fanno tornare alla mente gli spazi sconfinati della frontiera americana, che il cinema e la fotografia statunitense ci hanno tante volte restituito. La stessa composizione dell'immagine si muove in questa direzione: Ciardullo predilige infatti una composizione classica, in cui il quadro risulta equamente diviso tra cielo e terra, oppure, nelle immagini che più direttamente richiamano la tradizione cinematografica americana classica, è il "Grande Cielo" a dominare».
Scrive Ciardullo: «La fotografia può avere su di noi l'effetto di un profumo, un sapore particolare perché esperienza e memoria sono intrecciate tra di loro. Così come quando degustiamo un vino e sentiamo lì dentro un odore che ci riporta in mente un qualcosa che solo noi riusciamo a percepire, legato per esempio ad un ricordo della nostra adolescenza. Basti solo pensare che nessun posto potrà mai avere l'odore di casa nostra. Ed è anche molto difficile se non impossibile descriverlo a qualcun altro. Non a caso il verbo "ricordare" deriva dal latino recordari, che racchiude in sé la parola cor, ossia cuore in quanto i Romani erano convinti che la memoria risiedesse nel cuore».
Per poi concludere: «La Sila non è più solo la Sila quando riesce a sintonizzarsi sulle intermittenze del nostro cuore, unire i nostri ricordi del passato al presente e divenire memoria per il futuro. Una foto per me non è solo una stampa, ma anche una finestra a cui affacciarsi, per vedere, sì un po' del mio mondo, ma soprattutto il proprio».
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